Il sonno cala sugli occhi fino a farli chiudere, l'energia abbandona i nostri corpi e ci troviamo lì, distesi, inermi e immobili.
Così è la Morte, sempre presente, sempre in agguato e sempre alla ricerca di un uomo nuovo da uccidere.
La Morte è come un bimbo che gioca attaccato al nostro collo per il simpatico "gioco della cravatta", all'inizio (nella gioventù) è come avere al collo un piccolo uovo, che senza pretese se ne sta lì, aspettando di essere sfamato con le nostre paure e fallaci cure religiose per post-mortem, poi l'uovo cambia e diventa un feto dalle sembianze animalesche, così vicino al nostro cuore, così fottutamente presente e poi cresce, cresce, cresce fino a diventare delle nostre stesse dimensioni, e noi stanchi e oppressi da questo peso, non vediamo l'ora che si stacchi da noi, ma ignoriamo che appena lascerà il nostro petto, la Morte ci prenderà per mano e ci condurrà verso l'oblio, forse verso il nulla, ma sicuramente verso la disfatta di questo corpo mortale. A nulla varranno i pianti, le grida e l'attaccarsi con unghie e denti alla vita, la morte vince su tutto. Tuttavia solo il ricordo sconfiggerà la nera Morte, il ricordo vincerà l'inesistenza, il ricordo vincerà l'oblio e forse il ricordo vincerà anche il dolore.