16 mag 2011

Noi credevamo

Noi eravamo quelle persone che credevamo in tante cose, in un buon libro per esempio, era il miglior modo di sfuggire da una realtà troppo spesso banale ed opprimente.
In quei tempi in cui anche un sorriso di uno sconosciuto poteva cambiarti la giornata, noi credevamo.
Noi, noi, noi... noi che, quei tuffi nell'acqua salmastra ci sembravano purificare le nostre anime, noi credevamo.
Credevamo anche nella bellezza e nella purezza di un abbraccio.
Noi che credevamo che una persona ti chiedesse veramente e con interesse "come stai?", e non aspettava solo che tu, per reale, vivo interesse le riproponessi la stessa domanda per scaricarti addosso tutti i suoi problemi.
Credevamo in un mondo di manifestanti scesi in piazza per un ideale, per un' ingiustizia subita, per la voglia di cambiare il mondo, o forse anche solo per la voglia di compagnia.
Noi, senza pregiudizi e forse anche senza troppe sicurezze, credevamo in un mondo che potesse cambiare, che potesse abbracciare tutti, senza distinzione di sesso, razza ed età.
Credevamo nell'odore del pane caldo sfornato alle 4 del mattino, perché dietro quello squisito olezzo c'era la fatica, la fatica vera.
Noi credevamo nei sogni, in quelli veri, quelli che la notte fai e il giorno dopo appena sveglio li ricordi con un accenno di sorriso sulle labbra. Ma credevamo anche nei sogni comuni, quelli che si fanno nelle tremende domeniche di novembre quando fuori piove, tutti insieme, i soliti quattro, i soliti stronzi, sdraiati chi a testa in giù chi quasi tra le braccia di Morfeo; forse però quelli sono solo un modo per condividere un istante...
Credevamo anche nella condivisione delle idee, nell'inutilità del copyright e nel prestarci i vestiti.
Noi credevamo nell'amore, quello che alla fine, passata la delusione, le lacrime e riacquistata un po' di fiducia nel prossimo, comprendevi essere vero.
Credevamo nella bellezza dell'oltraggio alla corte e negli insulti gratuiti alla polizia.
Noi credevamo in un "grazie" e in un "prego" detti con il sorriso.
Credevamo che nel cedere sull'auto il tuo posto ai vecchi, se questi non accettavano potevi considerarti santo.
Credevamo nelle facce entusiaste dei bambini, perché avevano trovato l'ultima figurina che mancava loro per finire l'album "Panini".
Nella VERA meritocrazia, ecco in cos'altro credevamo.
Credevamo che il problema della società moderna, è proprio la società moderna.
Credevamo nell' inettitudine dei funzionari politici italiani.
Credevamo in "Nonciclopedia" e "Wikipedia".
Credevamo nel mal di stomaco/ mal di testa prima di un esame.
Noi credevamo anche nella salubrità di un buon bicchiere di vino, e perchè no, anche di una buona torta.
Noi credevamo nell'amicizia, di quelle eterne, un po' impossibili e piene di risa e assurdi piani per conquistare il mondo, che forse ormai non ci appartiene più.

Noi credevamo, prima. Ora, siamo solo disillusi, ma un barlume di speranza c'è, altrimenti saremmo morti.